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CAPITALISMO
Tipo particolare di economia di mercato nel quale l'attività produttiva avviene in larga misura: 1) sulla base di un consistente impiego di beni capitali posseduti in forma privata dagli imprenditori e adoperati da lavoratori privi di ogni mezzo di produzione; 2) con costante riferimento razionale al sistema dei prezzi; 3) in un sistema politico che tutela la proprietà privata e che, pur intervenendo nell'attività economica, non vincola direttamente gli orientamenti del privato imprenditore. Da quando, alla fine dell'Ottocento, il termine di capitalismo entrò nell'uso corrente vi fu sempre discordanza sul suo significato e sulla sua storia. In questa sede vanno identificati i nodi storici principali. 1) Il capitalismo è innanzitutto collegato con il processo di formazione del capitale. Per quanto di investimenti vi sia traccia in ogni economia, fino all'inizio dell'Ottocento la formazione del capitale è stata tuttavia estremamente lenta: di solito non più del 2% del reddito veniva investito ogni anno. Inoltre, la maggioranza del capitale che si veniva formando era costituita non dal capitale fisso (macchine, edifici ecc.), ma dal capitale circolante (gli investimenti nelle società commerciali, nelle banche, i mezzi necessari per l'acquisto delle materie prime e delle mercanzie). Viene quindi usata talora, a proposito delle economie (particolarmente europee) prima dell'industrializzazione, l'espressione capitalismo commerciale o capitalismo mercantile, per indicare un sistema in cui gli investimenti più rilevanti vengono effettuati nel settore dei commerci. Solo con il progresso tecnologico che accompagnò la rivoluzione industriale la formazione del capitale fisso, nella forma di macchinari, edifici, navi, ferrovie, assunse un peso via via crescente. Gli investimenti annui passarono da un valore intorno al 2% a uno che talora superava anche il 10% del prodotto nazionale. 2) Un altro carattere del capitalismo è il suo collegamento (o, per alcuni, identificazione) con l'economia di mercato, con un'economia, cioè, dominata dai prezzi. Anche lo sviluppo del mercato è un processo assai lento. Elementi di mercato sono certamente presenti in ogni economia, anche in quelle dell'antichità. Solo dal tardo Medioevo si verificò un'accresciuta mobilità delle merci in tutta Europa (e anche altrove, come in Cina). Nonostante ciò, numerosi ostacoli continuavano a intralciare questo processo di mercantilizzazione: i mercati urbani e i prezzi dei prodotti agricoli erano influenzati dalle politiche dei governi; i prodotti industriali erano soggetti al controllo delle corporazioni; vi erano poi le frequenti dogane; e ancora i signori feudali, con le barriere che talora erigevano al movimento delle mercanzie. Ridottissima risultava, inoltre, la mobilità dei fattori della produzione in queste economie di ancien régime. La vendita della terra era intralciata da leggi e consuetudini; la mobilità del capitale soffriva della scarsa presenza di istituzioni bancarie; soprattutto, poi, la mobilità del lavoro era contrastata dall'esistenza della piccola proprietà e dell'autoconsumo (chi ha terre e produce su di esse buona parte dei beni necessari non ha bisogno di vendere la sua capacità lavorativa). La storia dei secoli che precedono l'industrializzazione è quella di una graduale mercantilizzazione non solo dei prodotti, ma anche dei fattori di produzione. In questa vicenda, la separazione di larghe fasce della popolazione dal possesso dei mezzi di produzione (terre e attrezzature tecniche), che si compie con differenze di tempo e comunque in un lungo arco, è forse l'aspetto più importante. Mentre si accresce, da una parte, la formazione del capitale, si costituisce, parallelamente, la manodopera indispensabile al funzionamento delle nuove attrezzature. Solo con la pur lenta generalizzazione del mercato e del sistema dei prezzi può formarsi quel razionalismo economico che è elemento basilare del sistema capitalistico. Si tratta della tendenza al calcolo dei costi e dei profitti e dell'orientamento alla combinazione dei fattori produttivi in modo tale da ottenere i massimi vantaggi economici. Anche di questa razionalità sono stati rinvenuti i presupposti nelle città del Medioevo con la comparsa, soprattutto nell'Italia centrosettentrionale, delle prime forme di contabilità mercantile. In seguito anche particolari dottrine religiose come il calvinismo e l'ebraismo avrebbero, secondo alcuni studiosi, contribuito agli sviluppi nel senso della razionalità. 3) Si deve sottolineare anche l'influenza delle particolari strutture politiche europee nella formazione del capitalismo. Il protagonista del capitalismo è, infatti, l'imprenditore totalmente libero da intralci e al quale sia garantita la proprietà del capitale fisso che egli impiega nella produzione. Sono esistiti nella storia numerosissimi sistemi politici e statuali che hanno svolto importanti attività economiche emarginando, così, l'attività imprenditoriale libera. In altri, poi, sono mancate le garanzie per disporre in forma privata sia dei beni posseduti sia dei profitti delle attività svolte, disincentivando così l'impegno economico. L'Europa si venne, tuttavia, distinguendo, a partire dal tardo Medioevo, per particolari formazioni politiche a cui dette origine: gli stati nazionali. La disgregazione politica del feudalesimo non comportò, se non temporaneamente, la parcellizzazione della vita politica. Neppure ebbe luogo la formazione di un impero, come era stato caratteristico del mondo antico o dell'Asia o anche delle Americhe prima dell'arrivo europeo. Le compagini formatesi rivelavano la tendenza comune a una limitata ingerenza nelle attività produttive e l'orientamento a garantire la privatizzazione delle proprietà e a eliminare i diritti collettivi (l'esempio più noto è quello delle recinzioni inglesi). Il livello minimo di ingerenza pubblica nella vita economica si ebbe nell'Ottocento. Dopo la Prima guerra mondiale le cose cambiarono e la sfera economica statale tese a dilatarsi di nuovo. Tutti questi elementi, che confluiscono nella formazione del capitalismo, si presentarono congiuntamente in Europa prima che in altre zone del mondo. Circa l'epoca in cui la nascita del capitalismo si verificò, si può azzardare che la rivoluzione industriale o ne abbia segnato l'inizio o gli abbia impresso comunque una forte accelerazione.

P. Malanima


J. Schumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia, Etas, Milano 1977; J. Baechler, Le origini del capitalismo, Feltrinelli, Milano 1977; D.C. North, R.P. Thomas, L'evoluzione economica del mondo occidentale, Mondadori, Milano 1978.
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